Eccomi a scrivere “due righe” della mia esperienza di mamma di Viola a due anni dalla sua nascita in quella sera del 20 Settembre, a 26 settimane di gestazione..
Che dire? Ho ed abbiamo sempre creduto in Viola rispettando i suoi tempi, i suoi bisogni…
Andavamo in terapia intensiva per essere con lei, concentrati su di lei accolta nella cabina di una nave da crociera..
Il nostro incontro al mattino iniziava con un saluto… alla sera un canto per la buonanotte, parole rassicuranti “non avere paura, sono qui con te, sempre, anche se torno a casa…”.
Qualche volta un carillon che lei aveva già sentito quando in utero o canzoni cantate a Giulia e Claudia, sue sorelle…
Era fondamentale che ci sentisse con lei, che si sentisse da noi accolta e sostenuta nella sua esperienza in solitudine in quella realtà artificiale…
Ricordo il tempo dedicato al contatto sempre nel rispetto dei suoi tempi e dei suoi messaggi che mi hanno insegnato a leggere…Contatto pelle a pelle con le mie mani sul suo corpicino o ad accogliere testa e piedi…una volta mi dissero che i piedi dei bimbi prematuri vanno sostenuti perché sono bimbi sospesi tra la terra ed il cielo e che hanno bisogno di mettere radici…
Ed anche marsupioterapia: che esperienza forte, sia per noi sia per lei… Ricordo le ore passate a contatto quando un po’ più grande: riuscivo ad infilarla dallo scollo della maglietta e lì restava a dormire..
Dopo i giorni di un giro del mondo arriviamo a casa: è ora di andare in letargo per cercare di recuperare quel continuum che si è interrotto. E così fino a Primavera si vive in simbiosi, a letto..Viola dorme molto, si sveglia solo per ciucciare latte di mamma…mi riposo con lei e mi dedico alla lettura..
Sono determinata.
Ci organizzammo perché potessimo offrire serenità al nostro ambiente famigliare: era importante che anche Giulia e Claudia fossero rispettate nei loro tempi, nelle loro richieste, emozioni ed esigenze.
E così mi dedicavo a loro al rientro dalle loro attività (casa dei bambini ed asilo nido) mentre Viola proseguiva il contatto con il papà.
Che altro? Non ho mai avuto paura…certo, ci sono stati momenti di pensieri, preoccupazione..
Ho creduto e credo in quello che avevo avuto la fortuna di conoscere ed apprendere nei miei anni di mamma: una modalità di prendersi cura rispettosa, non invadente…una visione olistica…
Ho incontrato persone…persone positive, rispettose della vita fin dal principio.
“Spirituale” è l’aggettivo che definisce il mio percorso in terapia intensiva…sì perché è qualcosa che va oltre, che non riesco a spiegare, che forse è inspiegabile e che si può solo vivere.
Ed il mio percorso di crescita continua..
Alessia, mamma di Viola