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Cosa vuol dire per me essere prematura

Per me, nata nel 1987 con parto pretermine alla 24 settimana, peso 850 gr, vuol dire semplicemente aver avuto troppa fretta di scoprire questo mondo.

All’epoca, i medici e gli infermieri procedevano per tentativi, perché era tutto nuovo, per lo meno nel mio ospedale: i primi aghi per prematuri, le prime incubatrici una delle quali è stata la mia “stanzetta” per più di quattro mesi. Un rapido passaggio in reparto e poi finalmente dimessa.

Per i miei familiari sono stati mesi molto intensi dalla paura iniziale che potessi non farcela allo stupore nel vedere un piccolo leoncino che giorno dopo giorno lottava con tutte le sue forze per vivere ed ottenere delle grandi conquiste come respirare da sola ed aver sempre meno bisogno delle flebo, fino agli ultimi giorni di ricovero in cui erano costretti a far silenziare gli allarmi perché mi muovevo con tanta energia da farli suonare di continuo.

Nonostante l’inizio non proprio facile sono stata molto fortunata perché non ho riportato deficit di alcun tipo e così la mia vita si è sempre svolta come se fossi nata a termine. Gli unici “problemi” legati alla prematurità e tuttora visibili, sono una parziale disfonia causata dalla prolungata intubazione ed una lieve spasticità muscolare che però non ha mai limitato le mie attività.

Da anni, oltre al lavoro, sono volontaria in un’associazione di pronto soccorso ed ho avuto diversi cani, tutti rigorosamente provenienti da situazioni difficili. Pensandoci bene, in effetti, molto del mio tempo libero lo dedico agli altri, anche se ultimamente sto pensando un po’ anche alla mia salute.

Considero l’osteopatia una valida metodica di trattamento che mi ha aiutata più volte a superare episodi di dolore lombare e spero di poterne verificare al più presto anche i benefici durante la gravidanza. Ad oggi, infatti, felicemente sposata e alla soglia dei trent’anni penso sia giunto il momento di provare a diventare mamma.

Come tutte le future mamme naturalmente spero che tutto possa andare per il meglio e che mio figlio non erediti da me la “fretta di conoscere questo mondo” ma se così dovesse essere so che ne guadagnerà un carattere forte e tenace che porterà sempre con sé.

Valentina

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